Raccolta di racconti, favole e poesie

giovedì 18 ottobre 2012

L'ira del dio Telipinu - favola hittita

Telipinu era il dio della fertilità e dell'abbondanza sulla terra. Si doveva solo a lui se gli alberi e le piante erano verdi, se i campi davano tanti buoni frutti, se la neve si scioglieva e il tempo tornava caldo.
Da qualche tempo Telipinu era molto arrabbiato: ce l'aveva con gli uomini che diventavano ogni giorno più cattivi, egoisti, invidiosi e non si curavano degli dei come lui. Quando Telipinu si arrabbiava (e questa volta arrabbiato lo era davvero), c'era da aver paura.
- Punirò gli uomini, - disse il dio furente - così vedranno chi sono io!
E fu di parola, ma per la forte arrabbiatura infilò lo stivale destro al piede sinistro e lo stivale sinistro al piede destro.
In poco tempo il volto della terra cambiò radicalmente. Sembrava che un'altra terra fosse sorta al posto della precedente. I campi non verdeggiavano, i fiumi non avevano acqua limpida, la neve non si scioglieva più, il cielo era sempre buio.
Gli uomini erano disperati, pur sapendo che il dio della fertilità aveva pazientato anche troppo. Decisero di chiudersi nelle loro case e non uscirne più; gli animali restarono nelle stalle senza più vedere la luce del sole; per il freddo i camini non venivano più spenti. Dov'era la bella terra di un tempo?
Tutti gli altri dei si accorsero presto che qualcosa non andava sulla terra e non ci volle molto perché capissero che la colpa era del dio della fertilità. Preoccupato della situazione, il re degli dei celesti raccolse tutti in assemblea e parlò in tono molto serio:
- Mio figlio, il dio Telipinu, è certamente arrabbiato con gli uomini e ha deciso di punirli. Ha ragione, ma la terra ha bisogno di prosperare. Cercatelo dappertutto!
E gli dei si diedero a cercare il fratello scomparso, ma per quanto percorressero la terra in lungo e in largo, di Telipinu non fu trovata traccia. Il re degli dei ne fu contrariato e, riuniti nuovamente tutti a concilio, gridò:
- Che venga l'aquila dalla vista potente e cerchi ovunque mio figlio Telipinu!
L'aquila fu chiamata e mandata in giro per la terra. L'animale dalla vista acuta scrutò dappertutto, i colli, i monti, i laghi, i fiumi, i mari: in nessun luogo si scorgeva traccia di Telipinu.
All'aquila non restò che raccontare il suo insuccesso, anche se temeva l'ira del re degli dei che disse:
- Questa storia deve avere fine. La terra sta morendo e, se gli animali scompariranno e i campi non produrranno frutti, anche noi dei non riceveremo i doni degli uomini.
Tutti compresero che non c'era tempo da perdere. Fu proposto di dare incarico al violento dio dei venti di cercare Telipinu.
La regina degli dei, sua madre, gli disse:
- Tu solo puoi fare il miracolo, sei il dio più forte ed impetuoso. Va', figlio mio, percorri la terra in lungo e in largo, trova e riporta qui tuo fratello, il dio della fertilità. Nulla resisterà dinanzi alla tua furia. Va' e torna presto!
- Sì, madre, - rispose il dio dei venti - andrò e farò come mi comandi.
Il dio dei venti si lanciò con forza. Setacciò ogni angolo, poi pensò di recarsi nella città in cui Telipinu solitamente viveva. Non lo trovò nemmeno in casa sua e capi che era tempo di tornare dai suoi, anche se a mani vuote.
Al vederlo sconfitto il re degli dei e sua moglie ebbero un moto di stizza, poi convocarono l'umile ape per attribuirle il difficile incarico:
- Vola, piccola ape, - le disse il re degli dei - e raggiungi Telipinu. Quando lo troverai, dovrai pungergli le mani e i piedi. Solo allora ti sarà possibile portarlo da noi.
- Farò come volete - rispose l'umile ape muovendosi.
- Un momento, - urlò il dio dei venti - come potete sperare che un esserino così minuscolo faccia ciò che non è riuscito a un dio come me?
- E' meglio che tu stia zitto - disse in tono deciso la regina degli dei. - Sono sicura che l'ape farà meglio di te.
Il re dei venti tacque, dopo aver borbottato a lungo.
L'ape partì e sorvolò i colli, i monti, i laghi, i fiumi. Sembrava che dovesse fallire come il dio dei venti, quando vide Telipinu addormentato in una valle. Si ricordò di pungergli i piedi e le mani, facendo svegliare il potente dio che fu preso da una tremenda collera.
- Perchè mi hai disturbato? - gridò all'ape, fuori di sé - Non sai che non si disturba un dio che dorme?
La terra tremò alla rabbia di Telipinu: il cielo si oscurò, i fiumi si ghiacciarono del tutto, la natura sembrò per sempre morta.
L'ape allora tornò dalla regina degli dei a cui raccontò ogni cosa.
- Non potrò mai trasportare da me un dio immenso e pesante come Telipinu. Ci vuole molta prudenza!
E l'ape si avviò con l'aquila dalle grandi ali. L'attesa fu lunga per tutti gli dei. Finalmente videro lontano lontano un punto nero che diventava sempre più grande: era il dio Telipinu sulle grandi ali dell'aquila, e insieme la piccola ape. Fulmini, tuoni e tumulto accompagnavano l'arrivo del dio adirato.
A Telipinu furono offerti nettare, panna, miele e frutta. Una dolce voce, intanto, cantava:

Soffice sii come la panna, dolce come il miele profumato.
Allontana la collera dal cuore tuo adirato!

Le offerte fattegli e la formula magica che pioveva dall'alto ebbero il potere di rendere più buono il dio della fertilità. Egli si addolciva di momento in momento. L'ira scendeva sempre di più.
Dopo un po', Telipinu sedeva nel mezzo degli dei celesti, felice e sorridente.
Intanto, sulla terra tornava a fiorire la natura, i fiumi non erano quasi più ghiacciati, le valli verdeggiavano, i campi erano pronti. Tutto era di nuovo come prima.

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